È ridicolo parlare di temporanea infermità mentale quando un individuo uccide la persona che l’ha vessato per anni: temporanea infermità mentale sarebbe entrare di nascosto a casa di qualcuno e stirargli tutte le camicie, mentre uccidere il tuo nemico al culmine della disperazione è puro istinto di sopravvivenza.
Non è semplicemente ammettendo la propria animosità che questa smette di essere quello che è, un sentimento inutile se non dannoso. Dunque, va bene, va male, non so, ne esco poco dignitosamente, ma non mi è possibile continuare senza ammetterlo, ho questo difetto dell’estrema e autolesionistica onestà intellettuale, un modo elegante per dire che sono un babbo di minchia.
Il ragazzo e la ragazza sentirono la voce del padre nell’oscurità. «Ragazzi, mi sono appena ricordato… ho una notizia bella e una brutta. Quale volete per prima?» Rispose la figlia. «Togliamoci il pensiero» disse. «Cominciamo da quella brutta.» Il padre sorrise. Sono bravi ragazzi, decise. I miei figli sono ragazzi a posto. Si girò sorridendo verso le loro teste, che sapeva rivolte verso di lui nel buio, e dubitò di potersi mai sentire… non meglio, ma più di così. «Ho mentito» disse. «Non c’è nessuna brutta notizia.»
Amy Hempel Ragioni per vivere Traduzione di Silvia Pareschi SEM, 2019
Possibile che Amy Hempel sia la migliore autrice* vivente di racconti? Possibile che Amy Hempel sia la migliore autrice vivente di racconti.
Sono ambizioso, ma sul lungo periodo; detto fra noi, tengo gli occhi puntati su una certa stella, ma per arrivarci ci vuole mezza vita. Nel frattempo mi guardo attorno e mi vesto bene.
Grace Paley Il concorso, in Tutti i racconti Traduzione di Isabella Zani Sur, 2018
Mark David Champman: «Lei cosa avrebbe fatto, di fronte a una folla esultante?». Alfredo Palomba: «Non vedo perché mai una folla dovrebbe esultare di fronte a me, signor Chapman». MDC: «Non è questo lo scopo di voi scrittori, signor Palomba? Che qualcuno esulti davanti alle cose che scrivete? O che perlomeno le apprezzi? Non è per l’apprezzamento degli altri che perdete tutto quel tempo a scrivere?». AP: «Mi sembra un modo semplicistico per definire la questione». MDC: «Certo, semplicistico. Forse persino cinico. Io ho ammazzato un uomo a sangue freddo, signor Palomba, come lei e tutto il resto del mondo sapete bene. Ho ammazzato un uomo a sangue freddo poche ore dopo aver conosciuto suo figlio di cinque anni. Immagino che una cosa del genere sia indice di un certo cinismo. Ho passato in galera più di quarant’anni, probabilmente ci resterò finché campo. Ma non cambia la mia convinzione che voi scrittori vi mettiate a scrivere anzitutto per vanità».
Ho sempre avuto una pessima opinione del bene, della felicità, o forse non tanto del bene e della felicità in sé, ma delle spaventose forme che diamo loro, particolarmente quando collaboriamo allo scopo in più individui.
Giordano Tedoldi Corpo e mondo, in Decomposizione della letteratura Autopubblicato, 2021
Ho spesso fantasie di questo tipo. Un’amica psicologa mi ha spiegato che si chiamano pensieri intrusivi: immagini che si insinuano nella mente contro la nostra volontà e che non riusciamo a gestire o eliminare. È un’ossessione incontrollabile. Mi appaiono queste orrifiche visioni all’improvviso, in qualsiasi momento del giorno o della notte: mentre guido, mentre mangio, mentre scrivo e a volte persino mentre parlo con le persone. Sono ologrammi fulminei dal risvolto catastrofico. Pare che i pensieri intrusivi siano causati da un sovraccarico emotivo della memoria, una parte di noi o un problema che ci sforziamo di reprimere e che si esprime in questo enigmatico modo.
Francesca Mattei Il giorno in cui diedi fuoco alla mia casa Pidgin, 2021
Per un malato di depressione la visione è netta, senza nebbie. Una persona non affetta da depressione invece ha una visione sfocata, lavora di fantasia, interpreta, completa le forme come un bambino alle prese con i primi esercizi di geometria. L’opacità è dei sani. Lo è perché il non vedere l’esatta forma delle cose è il dispositivo di natura attraverso il quale ci salviamo da noi stessi. Mentre io, ora, con la mia visione limpida, con la visione del tubo di gomma, non posso più salvarmi, posso solo condannare me stesso.
Scriverlo, semplicemente scriverlo, continuava a pensare, ed era questo pensiero, semplicemente scrivere il saggio, mettersi a tavolino e scriverlo, era questo pensiero che riempiva completamente la sua esistenza, non era più il pensiero del saggio, solo il pensiero di scriverlo, di mettere il saggio per iscritto da un momento all’altro; ma quanto più era ossessionato da questo pensiero, tanto più gli diventava impossibile scrivere il saggio. La difficoltà non sta nell’avere una cosa nella testa, tutti nella testa hanno le cose più straordinarie, le hanno continuamente sino alla fine della loro vita, le cose più straordinarie, la difficoltà sta piuttosto nel far uscire queste cose straordinarie dalla testa e trasferirle sulla carta. Nella testa si può avere tutto ed effettivamente tutti hanno tutto nella testa, ma sulla carta non c’è quasi nessuno che abbia qualcosa.
Thomas Bernhard, La fornace Traduzione di Magda Olivetti Adelphi, 2022
La bambina l’aveva fissata senza capire una sola parola. La nonna allora aveva distolto lo sguardo dal cielo prendendo a picchiettarle il dorso della mano. Avvicinando il viso al suo le aveva quasi soffiato in bocca: ama e difenditi, non c’è altro da sapere. Proteggi lo spazio che abiti e pretendi di essere felice. Se ami e non ti proteggi sei una vittima. Se ti proteggi e non ami sei un carnefice. Una cosa sola senza l’altra non basta, a meno che tu non voglia andare in giro vulnerata o zoppa. La consapevolezza ce l’hanno in pochi, il talento in pochissimi, il coraggio quasi nessuno. Detto questo, vedi tu.
Emanuela Canepa Quel che resta delle case Tetra, 2022