Crescere funziona più o meno così: alle medie c’era una prof di eccezionale bruttezza e altrettanta cattiveria, che ci metteva addosso un terrore senza nome. Pretendeva che si comprassero i materiali tennici che diceva lei – bella sfiga per una che insegna educazione tecnica, avere sto problema del non riuscire a pronunciare CN. Comunque, se compravi i materiali tennici sbagliati: umiliazione e reprimenda. Se sbagliavi a fare un disegno: umiliazione e reprimenda. Se quel giorno si era svegliata storta, il che era suppergiù la norma: umiliazione e reprimenda. Quando alzava la voce noi ci facevamo piccoli piccoli, tzarn come i conigli di Richard Adams. Poi una volta, credo fosse in terza media, mi ha chiamato alla lavagna. Io ho fatto qualcosa di sbagliato, e lei stava attaccando con l’umiliazione e la reprimenda, solo che ha commesso un errore: per puntarmi addosso quel suo odioso ditino indice, per sventolarmelo bene sotto il naso, si è alzata in piedi ed è scesa da quella specie di pedana su cui era appoggiata la cattedra. E così si è resa conto che nel frattempo io ero cresciuto, parecchio, e che anche volendo quel suo ditino del cazzo sarebbe riuscita al massimo a sventolarmelo all’altezza dello sterno (era minuscola, lei sì, ancor più minuscola di quanto fosse in grado di farci sentire con le umiliazioni e le reprimende). La cosa l’ha colpita, si è visto dall’espressione. Ha fatto un passo indietro, è risalita sulla cattedra, ha provato a riconquistare un po’ di autorità. Ma il gioco si era rotto. Sono finita, deve aver pensato, questo qua è troppo alto, è andato. Quello che non sapeva, e che con grande sforzo ho cercato di non lasciar trasparire, è che se anche il ditino ora mi arrivava allo sterno, lei mi terrorizzava comunque. Ecco, crescere credo sia grossomodo questa roba qui. E, infine, per quanto sia improbabile: prof, se mi sta leggendo, ecco il libretto, mi metta una nota spietata come quelle che scriveva allora, e poi mi perdoni, non lo faccio più, promesso, non lo faccio più.