Ero lì che stavo decidendo cosa fare per cena quando mi è squillato il telefono.
Numero sconosciuto, Maledetti tafanatori, ho pensato.
E poi, ancora in piedi e in mutande davanti al frigo aperto, ho risposto.
«Parlo con B.?» ha detto una voce.
Tafanatori che si prendono confidenze, i peggiori in assoluto, ho pensato.
E «Sì, chi è?», ho detto.
«Buonasera, la chiamo dalla Banca dell’Ansia» ha detto la voce. «Mi spiace disturbarla ma mi risulta che ci siano problemi col suo conto» ha detto.
«Quale conto?».
«Il suo Conto dell’Ansia, che domande».
«Non ho nessun Conto dell’Ansia, mai aperto niente di simile».
«È naturale, non è così che funziona. Se aspettassimo che uno apra il conto di sua spontanea volontà saremmo già falliti, he he he».
«Continuo a non capire».
«Niente paura, sono qui apposta. Allora, quando individuiamo clienti che ci possano assicurare un buon ritorno, noi apriamo automaticamente un conto a loro nome. Ed è quello che abbiamo fatto anche con lei. Ora, come le dicevo, purtroppo c’è un problema con il suo conto e l’ho chiamata perché spero di poterlo risolvere quanto prima».
«Ma è legale questa cosa?».
«Certo che sì, anzi noi offriamo un servizio preziosissimo. Conserviamo l’ansia in modo che il cliente possa depositarla e poi usufruirne nel momento che preferisce. Sì, so quello che sta per dire: più che una banca questo sembra un servizio di cassette di sicurezza. E ha ragione, sapesse quanto se n’è discusso internamente ai tempi della fondazione! Ma non vorrei tediarla, torniamo a lei: dunque, come potrà forse immaginare, in casi come il suo dobbiamo tutelarci in qualche modo. Il suo comportamento dell’ultimo periodo è stato sorprendente, al di fuori da qualunque previsione. Non le nascondo che il nostro team di analisti ci si sta spaccando la testa da giorni, e non riesce a venirne a capo. Lei è stato un cliente impeccabile per anni, sempre puntuale nei prelievi, e proprio adesso, fra l’altro nel bel mezzo di una situazione così drammatica per tutto il pianeta, mi si tira indietro così?».
«E quindi? Posso chiudere questo conto che neanche sapevo di aver aperto?».
«Non c’è motivo per essere così drastici, anche perché è molto probabile che finisca per pentirsene in futuro. La cosa migliore da fare sarebbe che lei prelevasse stasera stessa almeno una parte del suo deposito. Per alleggerire un po’ la pressione sul suo conto, che è in sofferenza anche per colpa degli interessi maturati».
«Senta, io avrei fame…».
«Perfetto, perfetto. Allora, vediamo, cosa pensava di mangiare per cena?».
«Ero indeciso, ma credo che finirò un avanzo di carbonara che ho in frigo da ieri».
«Ahia. Lei come la fa di solito? Bella cremosa?».
«Be’, sì abbastanza».
«Lo sa che ci sono oltre duecento possibili infezioni alimentari? E che molte passano proprio dalle uova, soprattutto se non sono ben cotte? Parliamo di salmonella, mica roba con cui si può scherzare».
«Capito. Allora magari mi sgelo un po’ di pizza».
«Fatta da lei?».
«No, comprata».
«Lo sa che spesso le pizzerie usano ingredienti congelati, e quindi ricongelare la pizza significa esporsi a un aumento esponenziale di batteri in alcuni ingredienti?».
«Senta, abbia pazienza, è dall’inizio della telefonata che non capisco bene dove lei voglia andare a parare, ma adesso la cosa sta diventando davvero surreale e…».
«Mi scusi ma ho una chiamata interna, la metto in attesa un minutino e torno subito da lei».
«…».
«Rieccomi, e con ottime notizie. A quanto pare salmonella e batteri hanno funzionato, il suo conto è di nuovo sotto controllo. Però, sia gentile, non si rilassi troppo d’accordo? Pensi alla pandemia, pensi al riscaldamento globale, pensi a quel che vuole ma mi eviti di doverla richiamare di nuovo tra qualche settimana, sarebbe una seccatura per entrambi. Intesi?».
«Ma io…».
«È un piacere avere clienti come lei. La saluto».
Click.