Era il 1993, quindi avevo 14 anni. Giocavo a calcio da quando ne avevo 7, ruolo difensore centrale, ma uno di quelli puliti, che cercano l’anticipo. Mai entrato sulle gambe di qualcuno, un solo cartellino giallo – per proteste – in carriera. E poi, in una semifinale tiratissima, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, con l’arbitro girato, il centravanti si gira e pam, mi molla un pugno nel costato. Niente di molto doloroso, credo volesse più che altro provocarmi. Al che io, ragazzino mite e privilegiato che non aveva mai fatto a botte, ci sono rimasto: malissimo. Non ho neanche detto niente, non avevo gli strumenti per quella roba vile lì. Non so perché mi sia tornato in mente proprio oggi. Chissà cosa sta facendo, adesso. Quel facciadimerda. E comunque abbiamo vinto 2-0. Fine.