Mi ricordo come incontrai quella zingara per la prima volta, era verso la fine della guerra, mentre ritornavo dall’osteria, mi si affiancò e restò con me, parlavo con lei al di sopra della spalla, si reggeva sempre alla mia schiena e mai restava indietro o mi oltrepassava, sgambettava dietro di me in scarpine che non si sentivano, sì, ero uscito da U Horkých e al bivio dico, addio, io devo andare, ma lei disse che doveva andare nella stessa direzione che avevo preso io, così camminavo verso via Ludmila e alla fine dico, allora addio, io devo andare a casa, e lei disse che andava anche lei in quella stessa direzione, e così volutamente arrivai fino a Žertva e le porsi la mano dicendo che dovevo andare a casa, e lei disse che andava in quella stessa direzione mia, e così camminammo e giù alla Barriera dell’eternità dissi che ormai ero nella mia via e che mi congedavo da lei, e lei disse che andava in quella stessa direzione mia, e così giunsi sotto le lanterne a gas del nostro palazzo e dico, allora addio, io ormai sono davanti a casa mia, e lei disse che anche lei abitava lì, e così aprii e la feci passare per prima, ma lei non volle, dovevo entrare per primo io nel corridoio scuro, e così entrai, e abitavano lì altre tre famiglie di pigionanti, e così salii per le scale in cortile e andai alla mia porta, e mentre aprivo mi girai e dico, allora addio, io sono a casa, e lei disse che era a casa anche lei, e entrò da me e dormì con me sull’unico letto, e quando mi svegliai era già andata via, solo la sponda del letto era calda di lei.

Bohumil Hrabal
Una solitudine troppo rumorosa
trad. it. di Sergio Corduas
Einaudi, 2014