Nel bar dove vado la mattina incontro spesso un signore con una cagnolina bianca e nera. La cagnolina ha due occhi che non sapresti dire se sono più tristi o dolci (e come spesso accade la stessa cosa si potrebbe dire pari pari del padrone).
Alla cagnolina credo piaccia andare al bar perché lì fanno delle brioche croccantissime che quando le mordi si sfaldano, e per terra si forma tutto uno strato di fiocchi di brioche di cui lei pare ghiottissima – mi piacerebbe accarezzarla sulla testa ma lei sta tutta china a lappare brioche dal pavimento e quindi non mi riesce quasi mai.
Un giorno il padrone mi guarda, si avvicina con fare cospiratorio e Te l’ho mai raccontato, dice indicando la cagnolina, di quando l’ho presa con me?
No, dico io.
Allora lui comincia a raccontare questa storia, che è molto più complicata di quel che pensavo, solo che poi si infila in bocca il culetto croccante della brioche e, per colpa di tutto quel masticare con la dentiera che gli pattina in bocca, io della storia di come ha preso con sé la cagnolina alla fine non ho capito quasi nulla.