il fantasma della felicità

Mi accingo a scrivere con un senso di inquietudine. A chi possono interessare le memorie di un letterato mancato? Cosa può esserci di istruttivo nella sua confessione?
Del resto, anche la mia vita è priva di tragicità esteriore. Sono assolutamente sano. Ho una famiglia che mi ama. C’è sempre qualcuno disposto a darmi un lavoro che mi garantisca una normale sopravvivenza biologica.
E per di più dispongo di alcuni privilegi. Riesco senza sforzo a rendermi simpatico. Ho sulla coscienza decine di azioni punibili penalmente e rimaste impunite.
Sono stato sposato due volte, entrambe felicemente.
Infine, ho un cane. E questo è persino un vezzo.
Ma allora perché mi sento sull’orlo di una catastrofe fisica? Da dove mi viene questo senso di irrimediabile inettitudine alla vita? Qual è la causa della mia angoscia?
Voglio cercare di capirlo. Ci penso in continuazione. Nelle mie fantasticherie spero sempre di evocare il fantasma della felicità…
Peccato che sia saltata fuori questa parola. Perché le immagini che evoca sono illimitate come il nulla.


Sergej Dovlatov

Il libro invisibile (1985)

a cura di Laura Salmon

Sellerio, 2007