Per parecchi anni, quando ero bambino, noi si andava in vacanza in Toscana. Certe sere si usciva a cena e tornando verso casa, lungo stradine buie e poco frequentate, mentre io dormivo sul sedile posteriore capitava di imbattersi in una volpe. Eccola, eccola!, gridavano i miei genitori, ma quando aprivo gli occhi quella era già scomparsa. Un’estate rimasi sveglio ogni sera, della volpe nessuna traccia. L’ultima sera il sonno ebbe la meglio, ed eccola lì, puntuale, zompettare nella luce gialla dei fari.
Poi si cambiò destinazione per le vacanze, e quindi addio Toscana, addio stradine buie e poco frequentate, addio volpe, a quel punto per me una creatura quasi mitologica capace di materializzarsi solo quando dormivo.
Passano una ventina d’anni, sono seduto fuori da un pub a Londra, si muove un cespuglio nel parchetto dall’altra parte della strada e, finalmente, una volpe.
Musetto a punta, coda cotonata, pelo fulvo; bellina, non lo nego, ma insomma: la volpe non è poi sto granché.