“festa con bingo nel bunker”

Era ambientato nello spazioso bunker a prova di bomba sotto le rovine di Berlino, Germania, alla fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa. In quel racconto, Trout definisce quella guerra, che era anche la mia, “il secondo infruttuoso tentativo della civiltà occidentale di commettere suicidio”. Lo aveva fatto anche in alcune conversazioni, una volta in mia presenza, aggiungendo: “Se la prima volta non ci riesci, ritenta, ti prego, ritenta un’altra volta.”
Carrarmati e fanteria dell’Unione Sovietica sono a qualche centinaio di metri dal portone di ferro del bunker, situato a livello stradale. “Hitler, intrappolato di sotto, il più orrendo essere umano mai vissuto,” scrisse Trout, “non sa dove sbattere la resta. È lì sotto con la sua amante Eva Braun e pochi amici intimi, compreso Joseph Goebbels, il suo ministro della Propaganda, e la moglie e i figli di questi.”
Per mancanza di qualcosa anche solo remotamente risolutivo da fare, Hitler chiede a Eva di sposarlo. E lei accetta!
[…] Durante la celebrazione del matrimonio, tutti dimenticano i propri guai. Tuttavia, dopo che: lo sposo ha baciato la sposa, l’atmosfera torna ad ammosciarsi. “Goebbels è zoppo,” scrisse Trout. “Ma Goebbels zoppo lo è da sempre. Il problema non è questo.”
A Goebbels viene in mente che i suoi figli hanno portato con sé il Bingo. Era stato catturato intatto alle truppe: americane durante la battaglia della Bulge circa quattro mesi prima. Io stesso ero stato catturato “intatto” durante quella battaglia.
La Germania, al fine di conservare le proprie risorse, ha smesso di produrre in proprio il Bingo. Il che, insieme al fatto che gli adulti del bunker sono stati enormemente occupati prima durante l’ascesa di Hitler e adesso durante la sua caduta, fa sì che i figli di Goebbels siano gli unici che sappiano come si gioca a Bingo. Hanno imparato dal figlio dei vicini, la cui famiglia possedeva un Bingo autoctono prodotto prima della guerra.
Nel racconto c’è una scena stupenda: un bambino e una bambina, intenti a spiegare agli adulti le regole del Bingo, diventano il centro dell’Universo di quei nazisti con le loro spettacolari uniformi, incluso un Adolf Hitler attonito.
[…] come se tutto sommato in cielo ci fosse un Dio, è Der Fuhrer in persona a gridare: “BINGO!” Adolf Hitler ha vinto! Esclama incredulo, ovviamente in tedesco: “Non riesco a crederci. Non ho mai giocato a questo gioco, ed ecco che ho vinto. Ho vinto! Cos’altro può essere, se non un miracolo?” Hitler è cattolico.
Si alza in piedi. I suoi occhi sono ancora fissi sulla cartella vincente che ha davanti […]
Quel coglione domanda: “Cos’altro può significare, se non che la situazione non è poi così brutta come ci sembrava che fosse?”
Eva Braun rovina l’atmosfera ingerendo una capsula di cianuro. Gliel’ ha data come regalo di nozze la moglie di Goebbels.
Frau Goebbels aveva più capsule di quante gliene servissero per i propri famigliari. “Il suo unico delitto,” scrisse Trout a proposito di Eva Braun, “fu quello di aver consentito a un mostro di eiacularle nel canale riproduttivo. Sono cose che capitano anche alle donne migliori.”
Un bell’obice comunista Howitzer da 120 mm esplode sul bunker. Una pioggia di calcinacci si riversa sugli assordati inquilini. Hitler fa una battuta, per dimostrare di avere senso dell’umorismo. “Nevica,” dice. Si tratta anche di un poetico modo per dire che è ora che egli si uccida, a meno di non voler diventare l’attrazione principale di un corteo di mostri in gabbia, insieme alla donna barbuta e all’uomo-serpente.
Si punta una pistola alla tempia. Tutti strillano: “Nein, nein, nein”, Hitler persuade gli astanti del fatto che spararsi sia la cosa giusta. Quali dovrebbero essere le sue ultime parole? Dice: “Che ve ne pare di: ‘Non rimpiango niente’?”
Goebbels risponde che una frase del genere sarebbe appropriata se solo la cantante parigina Edith Piaf non vi avesse costruito su la propria fama mondiale cantandone per decenni la versione francese. “Il suo soprannome,” aggiunge Goebbels, “è ‘Passerotto’”. Suppongo che non vogliate venir ricordato come un passerotto.”
Hitler non ha ancora perduto il proprio senso dell’umorismo.
Dice: “Che ne dite di ‘BINGO’?”
Ma è stanco. Si punta nuovamente la pistola alla tempia. Dice: “Non ho chiesto io di venire al mondo.”
“BANG!” fa la pistola.

cronosisma

Un romanzo di Kilgore Trout citato in

Kurt Vonnegut, Cronosisma (1997)

Traduzione di S.C. Perroni

Bompiani, 1998

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