Poi, pensavo, non c’è una sola “regola di scrittura” – quelle dei manuali, cose così – che prima o poi non venga calpestata e superata con risultati invidiabili da qualche grande scrittore.
Il che dice molto dei grandi scrittori, e ancor di più delle “regole di scrittura” – quelle dei manuali, cose così.
Mi viene sempre in mente un aneddoto su Leopardi, che un giorno andò a fare visita a una classe di collegio in cui insegnava Francesco De Sanctis, e gli alunni lessero e commentarono una sua poesia sulla base delle regole di lingua che De Sanctis aveva insegnato loro. E uno saltò su e fece notare a Leopardi che aveva scritto “onde” seguito da un infinito, che non si poteva mica fare. E lui ci ha pensato un po’ e ha risposto che in poesia e in letteratura a volte si potevano anche fare cose che secondo gli altri non vanno bene, o qualcosa del genere.