la lebbra

Non pretendo di spiegare la letteratura con l’etologia, cioè con la scienza che studia il comportamento degli animali in rapporto all’ambiente, ma sono certo che nei prossimi anni si scateneranno lotte furibonde fra gli scrittori, e se ne hanno già i primi sintomi in certi «atteggiamenti di minaccia» o ancora più nei «combattimenti ritualizzati» all’interno delle case editrici, che trovano riscontro soltanto nel comportamento aggressivo dei topi bianchi rinchiusi in una gabbia troppo stretta: sopravviveranno soltanto gli scrittori più forti, più dotati e soprattutto più aggiornati tecnologicamente. La letteratura non contraddice, bisogna rendersene conto, né l’etologia né la cibernetica.
Eppure ci sono ancora zone di diffusa e ottusa ostilità verso tutto ciò che tende a modificare l’idea tradizionale dell’arte dello scrivere. Il successo di vendite oltre la soglia delle centomila copie viene considerato un delitto, in quanto pericoloso per la comunità, e l’autore di successo viene sbranato o messo al bando come se avesse la lebbra.

Luigi Malerba

Lo scrittore robot, in Testa d’argento

Mondadori, 1988