Trattava di un pianeta che era sgradevole perché vi avveniva troppa procreazione. Cominciava con una gran festa in onore di un uomo che aveva spazzato via l’intera specie di certi deliziosi piccoli panda. Aveva dedicato la vita a questo scopo. Per la festa erano stati fabbricati dei piatti speciali perché gli ospiti li portassero a casa come ricordo. Ognuno recava la riproduzione di un orsacchiotto, con la data della festa. Sotto la riproduzione c’era questa parola: GILGONGO!
Nella lingua di quel pianeta significava “Estinto!”.
La gente era contenta che quegli orsacchiotti fossero gilgongo, perché ce n’erano già troppe di specie sul pianeta e altre ancora ne venivano fuori ogni ora. Nessuno poteva in nessun modo essere preparato alla strabiliante varietà di creature e piante nelle quali poteva imbattersi.
La gente faceva del proprio meglio per eliminare quante più specie era possibile, affinché la vita fosse più prevedibile. Ma la natura era troppo creativa per loro. Ogni forma di vita sul pianeta fu infine completamente soffocata da una coltre viva spessa un centinaio di spanne. Quella coltre era composta da piccioni viaggiatori, aquile delle Bermude e gru gigantesche.

un racconto di Kilgore Trout citato in
Kurt Vonnegut, La colazione dei campioni (1973)
Traduzione di Attilio Velardi
Feltrinelli, 2005