Non era ambientato su un altro pianeta, ma nello studio di uno psichiatra, a St. Paul, Minnesota.
Il nome dello strizzacervelli dà il titolo al racconto, cioè Dottor Schadenfreude. Questo dottore ha sì l’abitudine di fare sdraiare i suoi pazienti su un divano e parlare, a li costringe a parlare unicamente di fesserie capitate a estranei, come le hanno lette sui giornalacci popolari o viste nei talk-show in televisione.
Sa a un paziente scappava detto “io” o “me” o “mio”, il dottor Schadenfreude andava fuori di testa. Balzava su dalla sua poltrona superimbottita. Pestava i piedi per terra. Vorticava le braccia.
Piazzava la sua facciona livida a un pelo dal naso del paziente. Sbraitava e latrava roba del genere: “Quando ti ficcherai in quella testa malata che a nessuno gliene frega assolutamente niente di te, te, te, noioso e insignificante pezzo di merda? Il tuo vero e solo problema è il fatto che tu ti creda qualcosa! Renditene conto, altrimenti trascina fuori di qua il tuo culone imbottito!”.
A rigor di termini, molti dei racconti di Trout, a parte l’implausibilità dei personaggi, non erano affatto racconti di fantascienza. Dottor Schadenfreude non lo era, a meno che non si sia tonti al punto di considerare scienza la psichiatria.

Un racconto di Kilgore Trout citato in
Kurt Vonnegut, Cronosisma (1997)
Traduzione di S.C. Perroni
Bompiani, 1998