«Te ci credi al destino?».
«No».
«He he».
«Cosa?».
«Cosa “cosa”?».
«Ha ridacchiato, hai fatto “He he”, perché?».
«Be’, perché era ovvio che avresti risposto così».
«No, senti, non incominciamo, ho mal di testa, davvero».
«He he».
«Ho capito che adesso qualsiasi cosa io dica o faccia tu sosterrai che era scritto nel destino anche se non credo nel destino, ma alla lunga rompi le balle».
«He he».
«Vabbe’, senti, io vado…
«H…
«… e tu non osare, non ti permettere, stai zitto! Zitto, ok? Vado».
(«He he».)