Tua figlia si sveglia con una tosse secca, raschiata, brutta.
Se fosse il 2019, tutto normale, un cucchiaio di sciroppo, due volte al giorno.
Invece è il 2020, prenota un tampone a pagamento, mettiti in macchina, mettiti in fila.
Tua figlia, in coda, si annoia; chiede un cartone animato sul telefono, quindi lo cerchi, lei si calma. Ma chiuso in macchina, senza il telefono, senza niente da leggere (segnatelo per il futuro: lascia sempre un libro in macchina, che non si sa mai), quello che si annoia adesso sei tu – per non parlare di quello che ti fa l’ansia.
Allora tiri fuori dalla tasca il tuo taccuino tascabile e la matita tascabile, ti guardi attorno e vedi che in un palazzo, non troppo distante, c’è un tizio che fuma alla finestra. Quindi scrivi, lo descrivi, un paio di paginette senza fronzoli, senza troppa immaginazione. La coda si muove, finalmente accosti, e fuori dalla macchina c’è un tizio bardato (solo quando parla capisci: una tizia) che ti fa qualche domanda. Poi ne chiama un altro, che fa il suo dovere con questo lungo cotton fioc. Tua figlia si agita, piange, quando tutto è finito il tizio le promette che adesso papà le comprerà un regalo splendido. Tizio, vorresti dire, non promettere quello che poi toccherà a me mantenere.
Mentre torni a casa, il risultato del tampone arriva via mail. Accosti, leggi. Ti aspetti che il responso sia scritto grande, in maiuscolo, in grassetto. Invece è sepolto in una minuscola riga, in fondo al file.
Negativo.
Respiri.
Passano un paio di giorni, ti stai spaccando la testa su come chiudere una scena in un romanzo che stai scrivendo. Serve qualcosa, non sai cosa, poi ti viene in mente il tizio che fuma alla finestra. Prendi il taccuino tascabile, trascrivi sul taccuino non tascabile, un tizio vero e sconosciuto che diventa un tizio immaginato e conosciuto, con il compito di prendersi sulle spalle una scena e darle un senso.
Funziona.
Combacia.
Andrò in cerca di questo momento quando leggerò il romanzo oppure ci capiterò per caso e mi sembrerà un ricordo condiviso.
❤️