La sera mia madre mi permetteva di rimanere a lungo in cucina con lei per rimandare così i miei incubi e, quando mi addormentavo, mi portava a letto. Del tutto indifferente alle mie letture, ritenendo che qualsiasi libro fosse ugualmente utile per dimenticare (e in questo non si sbagliava), mi lasciava a volte leggere fino a tardi, perché vedeva che, grazie ai libri, a poco a poco acquistavo coraggio e cominciavo a lottare contro i miei incubi con le mie sole forze.

Danilo Kiš
Giardino, cenere
Traduzione di Lionello Costantini
Adelphi, 1986