
E insomma un sabato mattina, da bravo padre coscienzioso, son andato al Corso di pronto soccorso pediatrico e manovre di disostruzione. Ora, la cosa interessante di tutti i corsi che non fanno parte del percorso scolastico/universitario/formativo è che nel giro di pochissimi secondi fanno riemergere le stesse dinamiche e le stesse maschere del percorso scolastico/universitario/formativo.
E quindi abbiamo il saputello che vuol dimostrare di sapere già tutto (e ti fa venir la voglia di prenderlo per un orecchio e dirgli Senti, te, ma andare a far una passeggiata invece di star qui a stracciar le balle a tutti?), quello che alza la mano per far una domanda ma poi la voce gli esce pigolante perché è troppo timido per parlare in pubblico, quello che prende appunti come un ossesso e trascrive tutto tutto tutto anche gli hhh quando il docente riprende fiato, quello che sta seduto sempre in ultima fila (nella fattispecie: io), e così via.
La cosa peculiare di un corso come questo è invece che trattando di argomenti seri, di manovre che posson salvare una vita, anche quello che al liceo stava seduto in ultima fila e se ne impipava della poetica di Esiodo qui invece ci tiene a dimostrare – nelle successive due ore di pratica su dei bambolotti di gomma – che è stato attento e può far bene, impressionando positivamente i docenti. Docenti che, aperta parentesi, qui sono dei volontari che si son svegliati di sabato mattina per venir a spiegare a una mandria di apprensivi cosa fare quando l’incubo bussa alla loro porta, e sono per questo meritevoli di tutto il mio rispetto, chiusa parentesi.
(continua su medium)