Le barbabietole consumate a pranzo sono solite, il mattino dopo, ostruire la tazza del cesso con pesci scarlatti il cui colore dimostra la cromatica immunità della barbabietola agli attacchi dei potenti acidi digestivi e al minuzioso lavoro dei microbi capaci di tramutare il più rosso peperoncino, la carota più arancione, il melopopone più giallo in un’unica nauseabonda tonalità marrone.
Nasciamo rossi in faccia, rotondetti, profondi e puri, In noi arde il fuoco scarlatto della coscienza universale. Pian piano però ci divorano i genitori, ci inghiottono le scuole, ci masticano i nostri pari, ci trangugiano le istituzioni, ci maciullano le male abitudini, ci morde l’età; e quando poi veniamo digeriti, ruminati in quei sei stomaci, ne usciamo colorati di un’unica nauseabonda tonalità marrone.
La lezione della barbabietola perciò è questa: tienilo stretto, il tuo divin rossore, l’innata tua magia rosa, altrimenti finirai marrone.

Tom Robbins
Profumo di Jitterbug (1984)
trad. it. di Franco Franconeri
Baldini Castoldi Dalai, 2003
(Tom Robbins secondo me è dotato del genio degli scienziati pazzi e dei predicatori da strada; in questo romanzo, che attraversa sei secoli e ci porta a spasso per l’Europa e per gli Stati Uniti, il filo conduttore sono le barbabietole, le loro proprietà olfattive e cosmetiche, la loro testarda resistenza. Saltellare con leggerezza dalla scatologia alle grandi questioni esistenziali, come in questo passaggio, credo sia espressione del genio sghembo di cui sopra)