Soffiate pezzi di merda!, grida il soldato dal marcato accento toscano.
È il primo giorno della visita di leva e noi pezzi di merda siamo una decina di diciottenni davanti alla macchina per la spirometria.
Soffiate, soffiate pezzi di merda! grida il soldato, e noi, obbedienti, soffiamo.
Quando l’ultimo ha finito, In fila indiana!, grida il soldato. Muovetevi, pezzi di merda!, grida. Ci porta in un piccolo ambulatorio, mette in mano a ognuno un bicchierino di plastica per l’analisi delle urine.
Pisciate, pisciate pezzi di merda!, grida.
Noi siamo ancora in fila, ma fianco a fianco, rivolti tutti verso un muro sporco. Con il bicchierino in una mano e l’uccello nell’altra.
E se non vi scappa ve la faccio scappare io, a calci, pezzi di merda!, grida il soldato alle nostre spalle. Un po’ nervosetto, questo ormai pare assodato.
Le spalle del ragazzo di fianco a me sobbalzano, penso stia piangendo, invece sghignazza.
Eto finìo de sigar?*, dice a bassa voce. Parché mi me sarìa anca roto i cojoni… E alora tò, cin cin, stronso.**
Il ragazzo di fianco a me rinfodera l’uccello, si gira verso il soldato e con un sorriso perfido gli porge il bicchierino, pieno di piscia fino all’orlo. Il soldato lo prende in mano, e quello inizia a sgocciolargli sulle mani e sul pavimento.
Il soldato dal marcato accento toscano adesso bestemmia molto ma ha smesso di gridare, che ad agitarsi troppo c’è il rischio di spanderne ancora di più.
*Hai finito di urlare?
**Perché io mi sarei anche rotto i coglioni… E allora tieni, cin cin, stronzo.