Alla fine, non senza un certo senso di inquietudine per quel che ci avrebbe trovato, aprì il profilo personale che l’agenzia delle entrate gli aveva aperto sul sito dell’agenzia delle entrate. Non trovò grosse sorprese, salvo una multa non pagata una decina di anni prima.
E allora, gonfio di solerzia, scrisse una mail per dire che sì, lui, dopo aver visto sul profilo personale che l’agenzia delle entrate gli aveva aperto sul sito dell’agenzia delle entrate, quella multa là la voleva pagare. Però ecco, scrisse, magari saper per che cos’era, vedi mai che ci sia stato un errore.
Dopo un mese l’agenzia delle entrate lo informò che ai sensi della legge tal dei tali, per ricevere informazioni sui pagamenti pendenti era necessario inviare la copia di un documento di identità ovvero una delega firmata nel caso stesse scrivendo per conto di un’altra persona.
E allora lui, che come si poteva desumere dalla prima mail che aveva spedito all’agenzia delle entrate non stava scrivendo per conto di un’altra persona, gonfio di solerzia fece una scansione della carta d’identità e la mandò all’agenzia delle entrate.
Dopo un mese l’agenzia delle entrate gli rispose che la casella in oggetto risultava già saldata, e che a suo carico, per la cartella in oggetto, risultavano da saldare solo i diritti di notifica.
E allora lui, gonfio di solerzia, scrisse all’agenzia delle entrate dicendo che sì, quei diritti di notifica là li voleva pagare, ma magari aver un bollettino, o i dati del conto corrente su cui fare il versamento, giusto per orientarsi.
Non gli rispose nessuno.
E allora lui, stufo di solerzia, scrisse all’agenzia delle entrate.
Non so come far a pagare, scrisse, quindi non posso pagare.
Se serve, scrisse, comunque son qui.
Non gli rispose nessuno.