E insomma c’è uno scrittore che è venuto qui per insegnare ai presenti come si scrive, ai presenti che aspirano a essere scrittori, o a farlo, che forse è lo stesso e forse no.
Ci sono dei banchi, ma solo per quelli che hanno deciso subito che volevano venire qui per imparare dallo scrittore come si scrive. Per quelli che invece ci hanno dovuto pensare un po’ su, prima di iscriversi, ci sono solo sedie, senza ripiano davanti. Così la prossima volta imparano a deciderlo subito, se vogliono imparare o no come si scrive.
(che poi: lo scrittore, citando un altro scrittore, dice che la cosa più importante per scrivere è trovare una sedia; quindi a ben vedere oggi qui è andata di lusso un po’ a tutti, anche a quelli che non si son decisi subito)
Qui aspiriamo, aspiriamo tutti, aspiriamo così tanto che tra un po’ finisce l’aria. Lo scrittore non aspira, credo, che se è qui è perché è già uno scrittore – o almeno lo fa, che forse è lo stesso e forse no – e ha un’accento come un tatuaggio fatto con l’inchiostro simpatico: quando parla sbiadisce, ma quando legge roba sua o di altri scrittori torna fuori.
E insomma, concludendo, io non lo so se oggi qui abbiamo imparato come si scrive, però se non altro abbiamo riso parecchio, questo sì, il che è merce rara. Non rara come il saper scrivere, ma l’importante – come dice quel pezzo di un altro scrittore letto dallo scrittore – è contentarsi.
Un pensiero riguardo “contentarsi”